L'Avocado è sostenibile?


L’avocado è il frutto tropicale che ha conquistato le tavole di casa e dei ristoranti di tutto il mondo nelle sue declinazioni più note, dall’avocado toast alla salsa guacamole passando per gli uramaki giapponesi e la poke. 

Ma il successo di questo frutto comporta un aumento della domanda e quindi la necessità di trovare sempre più terreni volti alla sua coltivazione, portando, di conseguenza, a produzioni intensive di monocolture del frutto e quindi alla deforestazione di molte aree del Centro e Sud America, i maggiori produttori mondiali di avocado. 

Il fabbisogno idrico e la deforestazione sono due delle più grandi problematiche mondiali causate dalla produzione di avocado. È diventata una moda così grande che ha portato queste problematiche in tutto il Centro America, con conseguenze sull’intero Pianeta.

La produzione di avocado oltre che necessitare di un’ingente quantità d’acqua, nella sua coltura intensiva prevede l’utilizzo di prodotti chimici e fertilizzanti, spesso di scarsa qualità, che causano l’inquinamento del suolo. 

Anche il trasporto del frutto in tutto il mondo diventa un problema che porta ad un forte inquinamento dell’ambiente. in Italia, ogni anno arrivano più di 10mila tonnellate di avocado: i mezzi per il loro trasporto e l’imballaggio inquinano e “costano” a livello di sostenibilità ambientale.

Approdano in Spagna e nei paesi Bassi prima di essere distribuiti in tutta Europa. Dopo un viaggio refrigerato a cinque gradi, completano la maturazione in celle riscaldate con gas speciali.

Sembrano appena raccolti, ma è un mese che vanno a spasso per il mondo!

Sono soprattutto i commercianti spagnoli ad attingere dai paesi produttori rendendo la Spagna uno dei più importanti hub commerciali in Europa il cui prodotto finisce anche sulle tavole italiane, insieme a quello iberico, confondendo così il consumatore. Per questo motivo, è importante conoscere la provenienza e la stagionalità dei frutti.

A conti fatti, si può tranquillamente affermare che il consumo di avocado è insostenibile. 

Per chi avesse voglia di studiare più a fondo il fenomeno, in questo sito è presente uno Studio di Mani Tese del 2023 sulla sostenibilità della coltivazione dell’avocado in Colombia.

Anche sul sito Greenme si parla di sostenibilità della coltivazione di avocado.

l mercato Ue, negli ultimi anni, sta valorizzando l’avocado ‘europeo’. I frutti, a differenza di quelli importati, non devono attraversare lunghi tragitti per arrivare al consumatore finale. Tuttavia, l’Europa, non riuscendo a rispondere, con la propria produzione, alla domanda continua durante tutti i mesi dell’anno, è costretta a ricorrere all’offerta dei paesi esportatori extraeuropei come il Sud America e l’Africa. Tutto ci  purtroppo si scontra con l’ insostenibilità sociale e ambientale di cui sopra.

Nel nostro piccolo, se vogliamo consumare il prodotto in modo da pesare meno possibile sull’ambiente, ci  che possiamo fare è prestare attenzione alla provenienza: in diverse regioni dell’Italia meridionale, tra cui Calabria e Puglia viene coltivato l’avocado, ma tra tutte, è la Sicilia la regione in cui la vocazione all’avocado sta crescendo a ritmo più sostenuto. 

Anche la stagionalità del prodotto può essere importante elemento di scelta. Da noi, nei mesi da fine maggio a metà ottobre, l’avocado non si produce e sappiamo che, acquistandolo in estate, compriamo quello proveniente dall’America del Sud.

In Sicilia l’avocado cresce bene nelle zone dell’Etna, perché ha terreni molto drenanti perciò adatti alle piante tropicali, ma viene coltivato anche in altre zone. Trattandosi di produzioni non ancora molto diffuse nel territorio hanno un ottimo valore commerciale (a parità di costi di produzione, valgono 10 volte le arance). 

È vero per  che l’avocado non riesce ad essere soddisfatto dalle precipitazioni dei nostri climi ed ha un elevato fabbisogno idrico compreso tra 7.000 e 12.000 m3/ha annui in funzione delle temperature stagionali, concentrato nei mesi primaverili ed estivi. Questo aspetto limita la diffusione della pianta solo a quegli areali ricchi di risorse idriche.

Di seguito l’estratto di un’intervista a Justyna Polaska, una produttrice agricola trapiantata in Sicilia da circa 15 anni, parte della rete di produttori “In Campagna”, agricoltori e artigiani del settore agroalimentare in Sicilia il cui scopo è quello di valorizzare una terra ricca di diversità, dando continuità alla cultura del lavoro agricolo siciliano, nel rispetto della terra e delle persone.

Ecco le sue parole sulla possibile sostenibilità dell’avocado:

“Per quanto ci riguarda, coltiviamo rigorosamente in regime biologico, irrighiamo prevalentemente in microirrigazione e cerchiamo di valorizzare al massimo le acque piovane. Inoltre, curiamo la “vita” del terreno ad ogni livello, seminiamo erbe miglioratrici ed azoto fissatrici, mentre nei terreni incolti pratichiamo il rimboschimento finalizzato alla tutela della biodiversità. Per non consumare più acqua di quella di cui disponiamo coltiviamo anche l’ulivo, il cui fabbisogno idrico è di gran lunga inferiore a quello di agrumi ed avocado. 


Quindi sì, esistono alternative sostenibili, basta applicarle a livello locale a seconda del luogo e del microclima. Inseguire ciecamente la redditività generata da “mode” (talvolta transitorie) senza tenere conto né dei costi di gestione, né dei rischi di produzione o dell’impatto ambientale di certe colture, fino ai casi limite della monocoltura, rischia sempre di creare gravi squilibri, non solo ambientali, ma anche socioeconomici.  Agendo con il dovuto buonsenso, l’avocado potrebbe comunque essere un’ottima opportunità di rilancio dell’economia agricola siciliana, perennemente in crisi, contribuendo a ridurre la domanda verso paesi tropicali i cui criteri di tutela ambientale sono ben lontani dai nostri standard (oltre che dai nostri occhi)". 

Avocado sostenibile


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