Arancione e rosso rubino

Tra la frutta da gustare in questo periodo ci sono melograni e cachi che rendono davvero colorata la natura del mese di novembre.


Melagrana

L’albero di melograno è originario dell’Asia. La pianta è rustica e non molto esigente, si adatta sia a terreni umidi che aridi.

Il frutto (melagrana o granata) è una bacca con buccia molto resistente e coriacea, il cui nome deriva dal latino malum e granatum, ovvero pomo con semi.

È formato per l’80% di acqua, per il 13% da fruttosio e per il resto da fibre e proteine, é ricco di vitamina A e vitamina C, apporta una quantità medio bassa di energia, ovvero 52-60 kcal per 100 grammi di prodotto.

Ha forma rotondeggiante di dimensioni variabili a seconda della varietà. Il colore esterno va dal verde molto chiaro al rosa pallido, fino al rosso intenso. Sulla cima possiede una specie di corona che è il punto dove si è generato il fiore.

I semi, chiamati arilli, sono incastonati all’interno in vari compartimenti separati da una consistente membrana.

Per consumare il frutto il sistema più semplice è quello di estrarre il succo che è la sola parte commestibile che si trova negli arilli.

I grani possano essere utilizzati in vari modi: aggiunti ad insalate, come guarnizione dei dolci oppure mangiati così come sono.

Il frutto di melograno per il suo colore rosso acceso da sempre è simbolo di abbondanza, fertilità e passione. Alcune leggende narrano che le donne ateniesi usassero mangiare il frutto per acquisire fertilità e che le spose romane avessero l’abitudine di usare rametti di melograno da intrecciare nei capelli adornati.  Alcuni studiosi di teologia ebraica hanno supposto che il frutto dell'Albero della vita del Giardino dell'Eden fosse da intendersi in realtà come una melagrana. In accordo col Corano, il melograno è citato per crescere nel giardino del paradiso. Nella pittura rinascimentale è spesso raffigurato in senso benaugurante di fecondità per via dei numerosi semi al suo interno.


Il Caco

Il Diospyros kaki deriva dalle parole greche Diòs (riferito a Giove) e pyròs (frumento), che tradotto significa “il frumento di Giove”, più genericamente “frutto degli dei”.

Il caco, originario di Giappone e Cina, è chiamato anche Loto del Giappone, Mela d'Oriente e Albero delle sette virtù che, secondo la leggenda, erano la longevità, l’ombra, la mancanza di nidi, l’assenza di tarli, il verde delle foglie, la resistenza al freddo, la creazione del concime con i frutti caduti.


Il caco è uno dei frutti più dolci e gustosi dell'autunno, si raccoglie nei mesi di ottobre e novembre, ha un caratteristico colore arancione vivace che tinge allegramente pianura e collina, quando l’albero ha perso il fogliame.

Gli alberi del caco sono piante molto resistenti, si adattano e a climi e terreni diversi e non necessitano di particolari trattamenti antiparassitari. L’albero del caco comincia a produrre frutti dopo 4 anni.


Ne esistono molte varietà da quello duro a quello morbido, quello dotato di semi e quello no, coltivate in tutta la penisola, ma il primato di “terra del caco” se lo aggiudica l’Emilia Romagna. Tra le varietà più conosciute ci sono il Loto di Romagna, il Vaniglia della

Campania, il Fuyu, il Kawabata e il Suruga caratterizzato da polpa dura. Il caco tipo Ragno produce frutti medio-grandi che raggiungono anche i 300 gr ciascuno. Si caratterizzano per la presenza di linee nere concentriche (una specie di ragnatela) nella parte bassa che si allontanano tra loro con il raggiungimento della piena maturazione. Esiste poi una varietà speciale, il "cacomela" che a differenza del caco comune si può  consumare subito dopo la raccolta perché la sua polpa, delicata e aromatica, non è allappante. 

Infatti, se mangiato acerbo, può essere un po’ irritante e dare la sensazione di bocca “legata”. 


Per far maturare il caco raccolto o comprato ancora acerbo, basta disporlo su una cassetta o su un cartone con delle mele interposte, in luogo caldo, asciutto e se possibile buio. 

Per capire se il caco è pronto per il consumo, basterà guardare la sua buccia, se è sottile, quasi trasparente e intatta, e la polpa tenera allora il tuo caco è perfetto.

Quando sono presenti, i semi si trovano al centro del frutto e se tagliati a metà, possono presentare diverse forme di germoglio che ricordano quelle delle posate da tavola. Non è raro, infatti, che i semi dei frutti del caco abbiano al loro interno un germoglio di colore bianco con la forma di forchetta, cucchiaio o coltello. La forma del germoglio varia a seconda dello stato di maturazione del frutto e, secondo la tradizione contadina, la presenza di ogni tipo di posata era un segno che consentiva di prevedere l’andamento dell’inverno: con il coltello ci sarebbe stato freddo pungente, con la forchetta un inverno mite, con un cucchiaio tanta neve da spalare.


Il caco è una miniera di vitamina A, vitamina C e di sali minerali. Contiene molto zucchero e tannini, è energetico,  ha anche un’azione antiossidante permettendo di potenziare il sistema immunitario.


Per quanto riguarda il valore nutrizionale per 100g di prodotto, il caco ha 65 kcal. Molto energetico, per questo consigliato ai bambini, a chi pratica sport e a chi è particolarmente stanco sia fisicamente che mentalmente.

È un frutto delizioso da consumare così al naturale o come dessert, è un ottimo ingrediente anche per la preparazione di cibi dolci o salati, tra cui budini, crostate, marmellate ed altre ricette gustose.

Curiosità: ormai nella parlata quotidiana usiamo la parola caco per indicare il frutto, ma il nome corretto,  che deriva dal giapponese kaki, sarebbe "cachi" sia al singolare che al plurale.

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