Microplastiche

L’incontro sulla “Spesa Sballata”, tenutosi recentemente, ci ha offerto l’opportunità di approfondire, grazie alla dott.ssa Vitalia Murgia, medico pediatra ISDE, la tematica relativa all’uso delle plastiche nella nostra quotidianità e soprattutto nella nostra quotidianità alimentare: la maggior parte degli alimenti che acquistiamo  è confezionata nella plastica e anche la conservazione degli stessi è spesso affidata a contenitori in plastica, cosa questa che ci porta all’ingestione di micro particelle di questo materiale. Abbiamo ritenuto utile conoscere maggiormente questa problematica entrando nella sua specificità soprattutto per capire come muoverci per cercare di difenderci o almeno di rendere meno impattante la presenza di queste micro plastiche nei nostri cibi, in quello che ingeriamo e con cui veniamo in contatto.

Nell’ultimo mezzo secolo, il volume di materie plastiche prodotte ogni anno è costantemente aumentato e la domanda di materie plastiche è ancora molto forte.  

L’ utilizzo della plastica è incentivato dal basso costo e dalle caratteristiche vantaggiose e viene impiegata comunemente nel packaging (circa il 40%), seguito dal suo uso nell’edilizia, nell’industria automobilistica, nell’elettronica e nei materiali domestici.

Gli oggetti in plastica sono poco soggetti al degrado, aumentando così la loro persistenza nell’ambiente, con potenziali conseguenze non solo per la sostenibilità ambientale, ma anche per la sicurezza alimentare e la salute pubblica.

Le microplastiche sono particelle derivanti da materiale plastico che hanno dimensioni inferiori ai

5 mm, e comprese tra 0,1 e 5000 micrometri: le possiamo ritrovare oltre che nell’ambiente, in molti prodotti alimentari in seguito all'uso di imballaggi e bottiglie di plastica: il consumo di cibo è considerato una delle vie più significative di esposizione umana a queste piccole particelle di plastica.  

(Un approfondimento sugli imballaggi in plastica nel sito https://www.cibo360.it/alimentazione/chimica/contaminanti/contenitori_in_plastica.htm)

Le microplastiche possono essere primarie o secondarie: le primarie sono prodotte intenzionalmente durante processi come il lavaggio di capi sintetici o appositamente fabbricate quali componenti di cosmetici, detergenti per il viso o per la tecnologia di sabbiatura ad aria compressa. Questa tipologia rappresenta un quantitativo che oscilla tra il 15 e il 31% del totale delle microplastiche presenti nell’oceano.

Le microplastiche secondarie derivano dall’usura, dallo sbriciolamento di materiali in plastica di dimensioni maggiori, come ad esempio i sacchetti di plastica, le bottiglie, le reti da pesca; questa parte rappresenta circa il 68-81% del totale delle microplastiche presenti nell’oceano.

Il problema principale è il fatto che i materiali in plastica subiscono dei processi di degradazione molto lenti e che, una volta presenti negli oceani, entrano nella catena alimentare.

Uno studio del 2019, realizzato da un'università canadese, in cui i ricercatori hanno analizzato la quantità di microplastiche che gli americani ingeriscono normalmente attraverso la dieta, ha provato che un adulto ne assume circa 50 mila particelle annue.

Fra gli alimenti più contaminati c'è l'acqua in bottiglia, nella gran parte dei casi imbottigliata in materiale plastico, perchè meno dispendioso: “Stiamo bevendo molta plastica: alcuni grammi ogni mese senza sapere l’effetto che questa avrà nel nostro organismo (cit.)”

L’acqua imbottigliata apporta 22 volte in più la quantità di microplastiche che è invece dovuta al consumo dell'acqua potabile da rubinetto (e il nostro paese risulta essere il maggior consumatore al mondo di acqua in bottiglia).

Questo non vuol dire che l'acqua del rubinetto non sia contaminata, ma lo è in misura minore: le microplastiche nell'acqua di rubinetto derivano probabilmente dall'aria che le trasporta, per poi depositarle nella rete idrica. Il motivo di questa presenza è sicuramente l'abbandono dei rifiuti nell'ambiente ma anche l'uso di alcune fibre sintetiche per i vestiti che contengono microplastiche e di alcuni cosmetici che le possono liberare nell'ambiente. https://www.rinnovabili.it/ambiente/ingeriamo-50-mila-microplastiche/

Quali cibi contengono microplastiche

Essendo il mare il maggior ricettacolo di microplastiche, i suoi "abitanti" ne ingeriscono grandi quantità. Questo vale soprattutto (ma non solo) per i molluschi bivalve, come le cozze, che hanno proprio la funzione di "filtrare" l'acqua. Per quanto riguarda i pesci, il maggior deposito di microplastiche si trova negli organi interni che generalmente vengono tolti prima del consumo: ma non è ancora chiaro se questi elementi, per esempio, dal fegato possano trasferirsi all'intestino del pesce, che a volte contamina anche il resto della materia prima.

Sale marino. Anche il sale che si trova nel mare e che usiamo potrebbe contenere un elevato livello di microplastiche.

Birra. Uno studio chiamato Food Additives and Contaminants dice che in ogni singola bottiglia si possono trovare frammenti (da 12 a 109 al litro), fibre (da 2 a 79 al litro) e granuli (da 2 a 66 al litro) di plastica, per la maggior parte trasparenti. In questo caso il veicolo non è solo l'acqua utilizzata, ma anche l'aria.

Anche alimenti come miele, carne, legumi e soft drink di varia natura sono mediamente contaminati da microplastiche, ma non ci sono ancora studi effettivi che ne delineino il quantitativo medio.

In realtà, non si pu  dire che gli altri alimenti non siano fonte di microparticelle plastiche, ma semplicemente non ci sono ancora dati a riguardo. Ad oggi infatti, si sa ancora molto poco riguardo la tossicità delle microplastiche: i dati in possesso dei ricercatori sono ancora troppo esigui per comprendere appieno il fenomeno e le sue implicazioni. È bene pertanto tenere alta la soglia di guardia e applicare il principio di precauzione auspicando che l’aumento della ricerca possa scoprire i rischi reali che corriamo.

Come difendersi

Purtroppo non esistono dei metodi assolutamente certi che possano assicurarci di non ingerire microplastiche, soprattutto se si tratta di prodotti ittici. Possiamo per  mettere in atto dei comportamenti – legati all'aspetto alimentare oppure no – che aiutino a ridurne il consumo e quindi il rischio di abuso.

  • Diminuisci il consumo delle specie marine che si trovano all’apice della piramide alimentare, come tonni, pesci spada e salmoni, optando per specie dal ciclo vitale breve, come il nasello, lo sgombro, le acciughe, le sarde … perché non accumulano molti inquinanti e si riproducono più velocemente. Riduci anche il consumo di molluschi bivalvi come cozze, vongole, ostriche. Privilegia l'acquisto di prodotti sfusi o imballati in materiali naturali e biodegradabili al 100%. Privilegia le confezioni con ricarica, che possono essere usate senza l'acquisto di nuovi materiali.
  • Cerca di bere acqua del rubinetto magari filtrandola con una caraffa apposita o utiizzando filtri a monte, direttamente fissati al rubinetto.
  • Quando acquisti verdura e frutta, privilegia l'agricoltura biologica
  • Scegli con attenzione i prodotti che acquisti. Ad esempio dentifrici che non contengano microsfere indicate per una maggiore pulizia: sono composte di plastica e, dopo pochi minuti di utilizzo, finiscono direttamente nello scarico.
  • Riduci l’uso dei glitter particolarmente amati dai bambini perché molto decorativi che sono il trionfo della microplastica: si trovano in smalti, creme, detergenti, make up, decorazioni, colle e molti altri oggetti.
  • Evita le fibre sintetiche: microfibra, nylon, pile, poliestere, elastan ed in generale tutti i tessuti tecnici per abbigliamento sportivo, molto diffusi per la loro elasticità e praticità, sono sintetizzate a partire dal petrolio e rilasciano particelle di microplastica: uno studio del 2019, ha evidenziato come un grande contributo all’aumento di microplastica nel mare sia causato dagli scarichi delle lavatrici, infatti, durante il lavaggio, i tessuti perdono inevitabilmente delle fibre che finiscono direttamente nello scarico, e quindi in mare.
  • Evita bustine del tè di nylon, quelle che solitamente hanno la forma di una piramide: a contatto con l’acqua alla temperatura di infusione, rilasciano nella bevanda fino a 11.6 miliardi di microplastiche e 3.1 miliardi di nanoplastiche. In alternativa, esistono i filtri in carta biodegradabili e privi di sbiancanti, ma la scelta migliore è usare i filtri in acciaio. Sono sicuri, resistenti e lavabili. Un singolo filtro dura anni e permette di abbattere la produzione di rifiuti a zero.

Nel sito del WWF

https://www.wwf.it/cosa-puoi-fare-tu/ecotips/microplastiche-no-grazie/ un valido aiuto per scoprire come possiamo evitare le microplastiche nella vita di tutti i giorni: in 33 punti la spiegazione chiara e precisa di come difendersi dalle microplastiche e ingerirne minori quantità, un elenco molto semplice di tutti quegli accorgimenti che possono rendere più facile le nostre scelte.

Per saperne di più: 

Nel blog

https://www.ecosistemiebiodiversita.it un sacco di informazioni e di notizie per uno stile di vita sostenibile.

In particolare sulla plastica:

https://www.ecosistemiebiodiversita.it/le-origini-della-plastica/ https://www.ecosistemiebiodiversita.it/microplastiche-perche-sono-inquinanti/ https://www.ecosistemiebiodiversita.it/la-bioplastica-e-davvero-ecologica/

Cristina ci suggerisce questo video https://www.youtube.com/watch?v=daQYjriQOM0

ci mostra uno spaccato sull’uso della plastica e sui danni da esso derivanti.


Libri

Un bel libro per chi vuole fare qualcosa di positivo e di concreto contro l’impatto globale della plastica:

Questo libro spiega in modo chiaro che cos’è la plastica e ne analizza l’impatto sull’ambiente e sulla salute. Sviscera le verità e le bufale di una “falsa” soluzione: il riciclo. Analizza pro e contro di una soluzione parziale: le bioplastiche. Guarda al futuro: racconta pregi e limiti dell’economia circolare e lo stato dell’arte della ricerca e della normativa a livello italiano ed europeo. 

Ma soprattutto immagina un mondo e una vita senza plastica, a partire da noi e dalla quotidianità -ovvero la cura di casa e persona, gli abiti, l’acquisto e la conservazione del cibo, le nostre abitudini a scuola, al lavoro e in viaggio): indica le soluzioni più brillanti e pratiche per eliminare o sostituire subito la plastica monouso e il packaging. 

Moltissimi gli esempi pratici: una vera rivoluzione, nella nostra vita di tutti i giorni.



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